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[gdr]La vita facile.

Morphea




L'insofferenza degli ultimi tempi non era stato che un campanellino d'allarme per un epilogo già scritto.
Sempre più spesso Misti e Grev mi chiedevano cosa mi passasse per la mente, o quali fossero i miei progetti sul futuro, ed io mi limitavo a scuotere il capo...
Spesso mi avevano chiesto perchè avessi allontanato anche mio figlio, Falcia e Vivi, con una bugia, pur di non fare un torto a chi era riuscito a farmi sentire in colpa per le loro scelte, e non per un mio capriccio o una mia imposizione.


La mia risposta era sempre la stessa: " E' giusto così!"


E invece me ne ero amaramente pentita, e non c'era giorno in cui non sarei tornata indietro per non spingerli con l'inganno ad imbarcarsi su quella nave.
Mi sentivo una vigliacca, perchè avrei dovuto lasciare loro la possibilità di restare, così come avevano deciso in piena autonomia, senza farmi influenzare da nessuno.
Tutti... tranne lei.
Mai come quella volta io avevo insistito affinchè se ne andasse, e mai come allora, si era impuntata...


" Questa volta no " aveva detto"non mi privare di restare lì dove voglio essere. Non mi interessa niente se non ci sei, mi hai obbligata troppe volte ad andare senza di te... basta!"


Avevo provato a fare anche altro, per non incatenare Grev... ma avevo retto poco, e gli altri avevano retto poco me.

Avevo cercato volutamente il silenzio, ero partita da sola lasciandoli indietro per poi tornare a prenderli.
Mi ero presa tutto il tempo necessario per decidere.






Non è finito niente.
Non finisce mai niente.
Ritorno dove ho lasciato che una storia, scivolasse nel passato, perdendo la sua nitidezza sotto la polvere del tempo...
E poi, inaspettatamente, ad un certo punto, la storia ritorna... come un sogno.
... Non finisce mai niente.



Non è mai così.
Per ogni cosa esiste un inizio e una fine, ma non sai mai quanto intercorre tra l'uno e l'altra... hai solo la consapevolezza che prima o poi accadrà.

Avevo commesso troppi errori.
Mi dovevo di più, e a quel punto, lo dovevo anche a loro.

Una splendida avventura, durata anni, giungeva al termine.
Era giunto il momento di voltare definitivamente pagina.



Mistic
"Ci si abitua a tutto tesoro,anche all'assenza"

Mia mamma da piccola me lo ripeteva sempre.Credo di non aver dato mai peso a quelle sue parole,le ho riscoperte e capite solo con il senno di poi.
Questa volta era stato facile abituarsi ed era stato altrettanto facile sparire nell'ombra per non far più ritorno.
Mi avevano chiesto spiegazioni,fosse stato per me non ne avrei date...


"Certamente l'esistenza umana sarebbe molto più felice, se negli uomini la capacità di tacere fosse pari a quella di parlare.
Ma l'esperienza insegna fin troppo bene che gli uomini non governano nulla con maggior difficoltà che la lingua."


Avrei fatto bene a tacere.Gli insegnamenti di chi è più grande dovrebbero servire a questo,ed io come sempre mi ero fatta prendere dall'istinto.Credevo di dovergli ancora qualcosa,in nome di...
in verità non so in nome di cosa...ma credevo di dovergliene.

Si ripartiva da tre stavolta...e la cosa mi faceva alquanto sorridere.

"L’essere umano deve sempre affrontare due grandi problemi: il primo è sapere quando cominciare;il secondo è capire quando fermasi."

Avevamo cominciato...


Come al suo solito aveva provato ad allontanarmi.Non avevo intenzione di dargliela vinta stavolta.
Se c'era una cosa che avevo davvero imparato con gli anni era tenerle testa.

" Questa volta no...non mi privare di restare lì dove voglio essere. Non mi interessa niente se non ci sei, mi hai obbligata troppe volte ad andare senza di te... basta!"

Ero davvero stufa di dover star lontano da chi,da sempre,era stata al mio fianco proteggendomi.C'è da dire però,che stavolta la comprendevo di più,avevo adottato lo stesso metodo Con Grevius...

"Barone...ponderate...cercavate avventure,con me avrete solo dubbi..."


Gli avevo ripetuto la stessa catilena per giorni e lui mi aveva dato sempre la stessa risposta.

"La mia vita è un'avventura anche solo per il fatto che mi siete accanto!"

Anche se lusingata da tanta dolcezza e dedizione,ogni qual volta lo diceva tendevo a girarmi per vedere se Morphea era nei paraggi.Una frase del genere per lei sarebbe stata fatale,avrebbe vomitato anche l'anima.

La nuova vita che ci si era proposta ci aveva momentaneamente portati in una altra terra straniera.
Morphea era dedita a leggere milioni di pergamene per vagliare le varie opzioni che ci si proponevano.
Una arrivò anche a me...




Salve,
mi presento sono....
....vorrei proporvi....


Vagliate bene e fatemi sapere....




Lessi quella pergamena circa ottocento volte...ad ogni lettura i miei occhi si illuminavano sempre di più...
_________________

16 Ottobre 1460
Grevius
Il cielo ha un nuovo colore, i miei pensieri corrono uno dietro l'altro mentre mi godo il magnifico panorama alpino della Stiria.
Una città nella vallata solcata da un fiume, tranquilla, senza fasti ne glorie, proprio come noi.

Da un ponte osservai la mia immagine specchiata nell'acqua grinzosa... L'immagine distorta di come avrei dipinto il mio passato, se solo fossi stato un abile artista.

Addentai la pesca che avevo portato con me.

Stavo pensando a tutto, ma non mi veniva in mente nulla di preciso, tranne il mio punto fisso, Misty e Morphea.
La mia dolce compagna, ed insieme alla "pazza visionaria", come amava lasciar intendere qualcuno, anche la mia famiglia.

Sputai l'osso nel fiume, cancellando quell'immagine distorta di me e preso dai miei liberi pensieri, tornai a camminare verso casa.

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Morphea
L'afa mi rendeva più simile ad un banano nano impicciato in inverno e trapiantato a forza in un paese dalle temperature rigide.

Boccheggiavo.

Lo svantaggio di essere nei pressi di un fiume, quando l'aria è umida, è la presenza di quei maledettissimi insetti che ti lasciano dei segni nelle parti più impensate del corpo, e ti provocano un fastidiosissimo prurito; tanto che ti chiedi come cavolo ci sono arrivate se sei ricoperto dalla testa ai piedi... ma io che giravo quasi in mutande, la domanda neppure me la ponevo.

Il vantaggio è che, se dimentichi qualcosa a bordo della tua imbarcazione, ci metti poco a raggiungerla e a prendere quello che ti serve.

Mi diedi un colpo sulla fronte, mentre provavo a distrarmi dalla paradisiaca visione di Misti e Grev che si destreggiavano, di nascosto, in vomitevoli effusioni, dietro un pilastro.

" Prima che senta la necessità impellente di un secchio e che non lo reperisca in tempo, arrivo al fiume... mò torno eh! Aspettatemi che sicuramente NON rientro prima che abbiate portato a termine quello che avete cominciato... se decidete di tirarla per le lunghe, mandate qualcuno ad avvisarmi, così torno direttamente domani... ciao eh! "


Notai distrattamente che mi guardavano in malo modo.

BURPPPPPPPPP!

" Pardon... sono riuscita a trattenere il rigurgito, ma avete inevitabilmente accellerato la mia cattiva digestione! Vado a prendere una boccata d'aria umida e afosa sul bel Danubio blu... blublublu... "

E mentre d'eco ritornava un


" Effaischiffff!"


della dolce e adorabile Misti... io ero già bella che andata.

Me ne tornai a notte inoltrata, tirandomi dietro un uomo goffo e dalla capigliatura nostrana, che avevo gentilmente obbligato, su lauta ricompensa da me offertagli, di portarmi il baule che avevo dimenticato a bordo, prima dello sbarco. Per tutto il tragitto, di tutto ringraziamento, non aveva fatto altro che imprecare ed insultarmi per la leggerezza della cassa e il suo contenuto.

Una volta lì, ai 50 centesimi di ducato che gli avevo promesso, gliene aggiunsi 10.

" Tiè... mang' pur' tu!"


E mentre si allontanava, dopo aver adagiato, a mò di pachiderma, la cassa fuori la porta della mia stanza, ricordai che conteneva qualcosa di cui dovevo liberarmi.

"Haltestellen!!!" gli intimai pietrificandolo.

Tutto questo mentre Mistic usciva dalla sua di stanza, perchè disturbata dal fracasso dell'atterraggio dell'oggetto. E mentre mi fissava battendo il piede per terra, io estraevo dal baule un tronchetto turco e lo passavo al coso peloso.

"Tu prendere questo, Ja?" gli dissi mentre glielo porgevo."Tu portare al fiume e buttare dentro, Ja?"

Non so se mi avesse capito, ma dopo averglielo passato ed aver indietreggiato qualche passo, mettendomi al sicuro dietro Misti, lo vidi allontanarsi.



"Ma... ma... "
credo volesse dirmi qualcosa in merito. La fulminai con lo sguardo.
Bastò quello per farle cambiare subito discorso.

Mi disse che qualcuno aveva consegnato della corrispondenza quando ero andata via, e che mi aveva sistemato tutto sullo scrittoio nella stanza.

Quasi tutte le lettere potevano attendere l'indomani, tranne una.

Tentennai nell'aprirla.

Era l'unico che avevo tenuto informato sui miei spostamenti da quando era partito, fino a quando non avevo lasciato Lezhe.
Spesso faticavo a comprenderlo, ma quella volta c'era qualcosa di chiaro ed inequivocabile.






....Fammi sapere, che mi manchi






Dormii serenamente quella notte.



Grevius
Tempeste lontane da noi tuonavano ancora, ed i rumori arrivavano come da sotto la terra, spinti da un vento malsano.

Al primo pomeriggio, la città si svuotava lasciando spazio al sole.
La gente si rifugiava in casa per vincere la canicola estiva, che salvo temporali, non mollava la presa da quella grande vallata, peggio di un ordo oscuro.




Avevamo trovato una piccola casa, con i muri scrostati ma eravamo riusciti a renderla accogliente, almeno per noi.
Non c'era momento in cui non la guardassi negli occhi o assaporassi il calore del suo corpo, decisamente migliore di quello stagionale.

"Andando avanti di questo passo, arriveremo a sentir freddo a mezzogiorno" le dissi sorridendo

mi fece una debole carezza, dato che un pacchero era cosa assai difficile dopo lo sforzo fisico, e pure io non avrei avuto le forze per difendermi.

Chiusi gli occhi annegando fra i suoi capelli.

_________________
Morphea


Ero di ritorno dalle stalle.
Ai porci ero abituata, ma allo sterco proprio non riuscivo ad adattarmi, anche se ci avevo provato.

Dovevo aver preso qualche infezione.

Oltre alla pazzia, un senso di nausea e disgusto mi accompagnava da qualche giorno.



" Tanto una cura per quello che hai non esiste..." disse Grev con saccente boriosità.

" Maccomeno? In città non c'è neppure un cerusico?" domandai.


" Sì che c'è. E' per te che non esiste curaaaaa"
replicò alzando un tantinello la voce.

"Occheppeccato! L'umanità è in pericolo allora... " dissi con gli occhi lucidi... doveva essermi salita la febbrA. " Non mi sento tanto bene Grev, mi gira la testa."

" Starai morendo... saranno tutte le malvagità che hai fatto a quelli che hai incontrato. PECCATRICE! " replicò schiattando a ridere.


" ADDIOoooo MONDOoooo CRUDELEeeeee... "
dissi con voce tremante, propria di quelle scene melodrammatiche a cui avevo assistito negli incubi di qualche notte prima. Accompagnando il tutto con un accasciamento sul tavolo... e sbirciando dalla piega del gomito su cui poggiavo la testa svenuta ( sìsì proprio la testa era svenuta... solo lei! ).

Dopo poco alzai la testa

" Grev, che dici... andava bene?"


Grevius
"Mi hai quasi convinto Morphea, stavo per scoppiare a piangere come un bambino..." dissi battendo le mani.
"...Però dovresti arruffarti un po' di più i capelli e ridere in maniera folle, anche mentre muori... ricordati!"

Cercò di protestare, perchè sicuramente stava per dire che la sua interpretazione andava bene così, che non c'era bisogno di alcuna modifica e che io mi dovevo fare in... vabbè saltiamo i particolari.

Poi mi venne in mente un'idea, anche per rasserenarla.

"Che ne dici se io e Misty ci vestissimo di nero e..."

guardai le mie vesti e pensai a quelle di Misty

"Beh, ci siamo già presi avanti... dicevo, che ne dici se ci battessimo il petto urlando e piangendo mentre esali l'ultimo respiro?"


"Va bene..." disse "... ma voglio che mi facciate Santa subito, sarà meglio che andate all'araldicO e mi peroror...peroorri....pomodo....peperronat... porri...perperro..."

"Peroriate?"

mi arrivò uno scapellotto fra capo e collo

"E non mi interromperMI quando parlo, o ti esco fuuuori!" disse infuriata
"Dicevo... che mi peroriate la causa di santificazione"


mi gettai in ginocchio, mentre dalla mia bocca uscivano inni alla Cioia, e di Osannamento... o Osannazione che dir si voglia.

"Ma tu sei già Santa Morphea... martire perCiunta"

Lei fece la faccia schifata, e dopo avermi benedetto con una sputazzata nel bel mezzo della crociera degli occhi, mi allungò lo stivale

"Bacia ja"

le baciai la punta dello stivalO

"Ora va... e non peccare più"

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Morphea



"Perchè non mi parli?" - " Perchè CIO da fare!" - " Scarti i tosti dai mosci?"- " Hai visto qualcosa di tosto nei dintorni?" - " Devo pensarci un attimino... " - " Inutile pensare... da qui a... meglio non ti dico dove... troverai poco o niente, e nulla che ci interessi." - " Allora a chi o a cosa pensi?" - " Alle scartoffie che ho davanti, alle risposte giuste da dare, eeee... " - " e?" - " e è ora che torni a stare zitta!" - " nuuuuuuuuuuu... n'à poc ja!" - " ho detto: taci!" - " uff!" - " niente - uff!- statt nu poc zitt, che di ca... volate negli ultimi giorni nè ho sentite troppe." - " mi stai cacciando? pure tu mi cacci ora?" - " perchè chi ti caccia normalmente? stiamo solo io e te mò" - " quando cacciano te, cacciano pure me... " - " c'è una bella differenza tra l'andarsene e l'essere cacciati... o il fare in modo che qualcuno se ne vada... "- " che vuoi dire?"- " niente... il fatto è che non ho proprio più niente da dire, ho sprecato già troppo tempo, e mi sono resa conto troppo tardi che non ne valeva la pena."- "di che parli?" - " mi pare di averti risposto... nulla per cui valga la pena di perdere altro tempo utile."-"preferisci ritornare a scartare i tosti dai mosci?" - " certo che sì! non credi che a confronto sia molto più costruttivo?"


Queste conversazioni con la mia ospite erano sempre inaspettate... ed inaspettatamente volgevano al termine, sempre con epiloghi sopra e sotto le righe...

Mistic
Avevo passato la notte sul molo.Non sapevo il motivo,ma con il senno di poi sapevo che ne era valsa la pena.
Lì c'era una fila di barili,contenenti chissà cosa,ma poco importava,erano nel posto giusto al momento giusto,ne usai uno come sgabello,poi tutti come giaciglio.
Levai lo sguardo al cielo.Una stellata così non la vedevo da mesi.Tra quella distesa di puntini luminosi sul drappo nero della notte una stella si staccò dal firmamento e descrivendo una scia d'argento precipitò veloce.
Nella mia città natia,e forse anche altrove,era usanza credere che le stelle cadenti esaudissero i desideri.Strinsi forte gli occhi.Era facile desiderare qualcosa in questo periodo,c'era una sola cosa che volevo,quindi fu semplice scegliere.
Desiderando e sperando mi addormentai.

Riaprii gli occhi quando il sole era già alto.Mi stiracchiai e mi avviai verso quella che qui era la mia dimora.Il proprietario della locanda accanto mi vide e mi consegnò una missiva,ne riconobbi la calligrafia.




...........
...................Allora,ho cambiato residenza......
..........Orbetello? cos'è? mai sentita!





Quella notizia non poteva arrivare in un giorno migliore...sorrisi.
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16 Ottobre 1460
Grevius
I nostri oggetti messi alla rinfusa, non sono mai tutti fuori dal baule o dai sacchi di canapa, perchè il viaggio è improvviso, possiamo partire sempre da un momento all'altro.

La strada è davanti a noi, polverosa, pesante, in salita, sassosa, celata...
Una strada poco invidiabile, ma è pur sempre nostra.

Il mare che solchiamo con le nostre povere menti libere, con la speranza come vela e l'incoscienza come timone, non è per tutti.
Il sentimento è il mare più burrascoso ed il più bello da vedere.

Quando il sale per noi è vita e non terra bruciata, anche tra i sassi può nascere un fiore.

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Morphea



Sgusciai fuori dalla stanza in uno di quei pomeriggi afosi che poco sopportavo.
Mi imbarcai quando tutto tace, e anche al bambino più irrequieto, non è permesso di correre liberamente per le piazze.

Stavo lì, seduta sul cassero di poppa e guardavo avanti.

Ogni tanto la testa cedeva alla noia, fino a quando con la frescura del tardo pomeriggio, mi arresi al sonno, mentre guardavo verso la costa.





Un gruppo di quindici uomini a cavallo si faceva spazio nel bosco, puntando verso nord.
Correvano e correvano senza fermarsi, dirigendosi verso Graz.
La Stiria era un Regione ricca, non molto diversa da ora... ma c'erano molti più soldati un tempo. Uomini e donne si fecero largo tra quegli eserciti come ombre e fantasmi che nessuno avrebbe mai potuto fermare.

Era notte quando conquistarono il ponte levatoio, saltando il fossato.
Li potevo quasi scorgere da lontano.
Sentivo le loro urla di esultanza a miglia e miglia da lì.

Spietati e crudeli, ma incorruttibili.
Posso ancora ricordare le fiamme che incendiavano i loro occhi.






Le gusta este jardín, que es suyo? Evite que sus hijos lo destruyan!



"Donde más que el jardín? Que dio permiso para destruir?"*






Il risveglio non fu dei migliori.
Nessuna fiamma.
Nessuna lanterna.
Era solo buio pesto.


Andai in cambusa.
Tornai sopra coperta solo quando dalla fiasca di rum non venne fuori che l'ultima goccia.















*"Mi piace questo giardino, è il suo? Non permettete ai vostri figli di distruggerlo!"
"Che fine ha fatto quel giardino, chi ha dato il permesso di distruggere?"

Mistic
La piazza quella mattina era gremita di gente.Strano per quelle città,ma piacevole da vedere.
Trovarsi tra le persone e non sentire urla stava ricominciando ad essere una cosa normale.

Quella mattina uscii di casa con l'intento di trovare lavoro.I liquidi cominciavano a calare...
Andai spedita verso il municipio,dove erano soliti affiggere gli annunci di lavoro.
scorsi con il dito la lista delle rischieste fino ad arrivare a quelle del giorno.
Il dito si fermò sulla data...un nodo si formò nello stomaco e senza volerlo sentii il nervoso salire.



"Che stupida..."

Scossi la testa,respirai a fondo cercando di riottenere un aspetto normale poi ritornai verso la mia dimora.

Cercai subito una pergamena e iniziai a scrivere



Troppe lune sono passate dalla vostra ultima missiva...
Spero che la risposta che riceverò a questa mia mi porti buone notizie.
Alessia D'Arborea


Chiesi al caro taverniere della locanda accanto di consegnare quella missiva con la massima urgenza,poi mi rintanai in casa.


Quel giorno sarebbe stato facile farsi scavare dai ricordi...
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16 Ottobre 1460
Grevius
Ascoltavo i grilli arrangiare la loro incessante canzone, l'accompagnamento ad opera del vento che scuoteva le foglie degli alberi tutt'intorno.
Il poggio di prato su cui mi trovavo seduto quella sera, mi pareva un'arena teatrale, dove gli animali notturni erano attori, sebbene non consapevoli.

Lei era già andata a dormire, ed io prima di coricarmi ero solito passeggiare nelle vicinanze di casa.

Una lama di luce si allargò sull'erba, proveniva dalle mie spalle.
Morphea chiuse la porta dietro di se e mi raggiunse


"Sono giorni che sei silenziosa..." esordii
"sicura che vada tutto bene?"

"Non lo so..." disse cercando di evitare un approfondimento

cambiai argomento

"Questi qua..." dissi indicando la cittadina dormiente
"... vogliono trattare sul prezzo, sono pignoli come pochi.
più di settecento non ti danno"

"Fa niente, ormai il legno me lo tengo..." rispose alzando le spalle
"Devo trattare?"

fece una pausa

"Lascia stare"

mi girai verso di lei mettendole una mano sulla spalla



"Lo sai che ci siamo noi no?"

annuì silenziosa.
Tornammo a guardare il buio.

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Morphea



Faticavo sempre a prender sonno, soprattutto quando nel silenzio mille domande mi assillavano ed ero costretta a rispondergli mettendo ordine fra i pensieri.

Sullo scrittoio le missive si accatastavano, mentre io tenevo spianata e fissata la mappa con due lame.

Avevo preso l'abitudine di dividerle e di passare a Grev quelle scritte in ostrogoto, quelle che trattavano di affari o di proposte di trattati.

Lo trovai lì seduto nel buio.
Mi limitai a sedergli di fianco.
Qualcosa dovette notarla, perchè mi chiese come andava.
Non sapevo cosa rispondergli, forse perchè quella domanda non avevo voglia di pormela. Così semplicementi gli dissi"Non lo so..."

Si stava occupando, tra le altre cose, della vendita della Waffenbrueder... a me non serviva più. Venderla ad un prezzo inferiore dell'acquisto era fuori discussione, avrei preferito vederla colare a picco. Così dopo l'ultima proposta, gli dissi di lasciar correre.


Qualcosa dovette turbarlo.
Mi poggiò la mano sulla spalla per dirmi che potevo contare su lui e Misti, ma quello io già lo sapevo.

" Tieniti pronto Grev... e allerta anche gli altri."


Tra le tante lettere, quella che mi aveva mostrato Mistic ci sarebbe tornata sicuramente utile. Ma prima dovevo portare a termine quello che mi ero prefissata.

" Vai in camera mia e prendi la mappa che trovi sullo scrittoio"

Così fece.

" Appena mi verrà comunicata la data, ti dirò cosa fare e tu lo comunicherai agli altri. Il primo obiettivo è questo." indicandogli la prima X. " Dopo ci muoveremo in questa direzione....." gli mostrai strisciando col dito sulla pergamena... fin qui! " .

Tenne tutto il tempo gli occhi fissi sulla mappa, cercando di non far spegnere la bugia che teneva con una mano per farmi luce sul foglio.

" E' tutto chiaro?" domandai.


" maaaaaaaa.... "


" Nessuna domanda per ora... dimmi solo se fin qui è tutto chiaro."


Annuì.


Grevius
Era una giornata tranquilla...senza tanti pensieri per la testa.

Il sole la faceva da padrone in quella vallata, solo qualche nuvoletta solitaria.
L'aria leggera ed il profumo di abete bianco accompagnavano le faville ed il fumo verso ovest.

Ravvivai il fuoco nel braciere, dove pezzi di cinghiale abbrustolivano allegramente.
Il grasso colava sulla grata emettendo quel suono improvviso simile ad un fischio di chi non sa fischiare.


La solita spavalderia di Morphea l'aveva portata a pretendere, per capriccio, una celerità che non avevo la minima intenzione di avere.

"Abbi pazienza, la vuoi mangiare cruda?"

"Lo voglio mommò" disse brandendo il coltello

Sbuffai

"Amò... versale del vino, sia mai che riusciamo ad ubriacarla prima di subito, così dorme e mangiamo anche la parte che spetta a lei"

Misty prese la caraffa di ceramica rigorosamente arraffata da una locanda del paese e mentre versava il vino nella tazza di Morphea disse...

"Dai su, anche io ho tanta fame... ti prometto che se fra un po' non ci porta da mangiare, cuciniamo lui"

Schiacciai con il forchettone, i pezzi di carne sulla grata, come per accelerarne la cottura... sia mai che dovesse mantenere la parola... decisi che era meglio non rischiare.



Portai il lauto pasto sul tavolaccio di legno, abbellito alla buona, molte altre pietanze comuni... formaggi, frutta, verdure e birra... tutte cose logicamente ignorate o per meglio dire, schifate, da Morphea che voleva esclusivamente mangiare la carne di cinghiale per prima.


Tra un boccone e l'altro non mancavano le prese per i fondelli, le schizzate d'acqua e di vino addosso...
Tutte cose che resero quella giornata, particolarmente divertente.

Era una giornata tranquilla... verso sera le nuvolette erano diventate molte, un piccolo gregge fatto di nulla accompagnò l'ultimo sprazzo di sole.

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